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Tag: sardegna

Tharros: come visitare l’antica città del Sinis

Ci sono luoghi che rimangono impressi nella memoria e Tharros è sicuramente uno di questi. Da piccola ricordo le passeggiate qui tra quelle due colonne che incorniciano lo splendido panorama sul Golfo di Oristano. Sembrano quasi voler tuffarsi nel mare, a protezione di una città che un tempo fu fulcro di vita e commercio. Per me, da bambina, questo posto era la “città sommersa” e, in effetti, in parte lo è.

Salendo sulla torre spagnola di San Giovanni, si può comprendere quanto la posizione di Tharros fosse strategica e importante. La vista a 360 gradi sulla penisola del Sinis e sul Golfo di Oristano è mozzafiato; se guardate attentamente, sono sicura che vedrete qualche delfino salutarvi dalle acque cristalline.

Ma ora, scopriamo insieme la storia di Tharros e come visitare il suo sito archeologico.

Tharros: la sua storia

Tharros è una città con una storia affascinante e a tratti misteriosa. Fondata dai Fenici intorno all’VIII secolo a.C., Tharros divenne rapidamente un importante centro commerciale e culturale, grazie alla sua posizione strategica con il mare su entrambi i lati. Con il passare del tempo, la città passò sotto il controllo dei Cartaginesi e, successivamente, dei Romani, raggiungendo il suo apice durante l’epoca imperiale. Era famosa per le sue necropoli, i templi dedicati alle divinità e i centri termali, che ne testimoniavano la vitalità e il prestigio.

Tuttavia, con il declino dell’Impero Romano e l’arrivo dei popoli barbarici, Tharros subì un lento abbandono. Nel Medioevo, l’area subì una nuova trasformazione: durante il periodo aragonese e poi spagnolo, la penisola del Sinis e Tharros divennero strategicamente importanti, grazie alla loro posizione marittima. I conquistatori spagnoli eressero la torre di San Giovanni nel XVI secolo per difendere la costa dalle incursioni piratesche. Questo periodo segnò un nuovo capitolo nella storia di Tharros, ma la città rimase in gran parte disabitata e le sue antiche strutture iniziarono a deteriorarsi.

Tharros fu riscoperta nel XIX secolo, quando iniziarono gli scavi archeologici che portarono alla luce le sue straordinarie rovine. I lavori, condotti da archeologi italiani e stranieri, tra cui Gennaro Pesce, rivelarono una vasta area di strutture antiche.

Oggi, Tharros è un sito archeologico di grande rilevanza, visitato da turisti e studiosi provenienti da tutto il mondo. Il sito è ben conservato e offre un percorso di visita che consente di esplorare le diverse aree dell’antica città, con pannelli informativi che raccontano la sua storia. Le rovine, in parte sommerse, evocano un’atmosfera suggestiva, mentre il paesaggio circostante, con il mare cristallino e le spiagge, aggiunge ulteriore fascino al luogo. Le autorità locali si sono impegnate a preservare e valorizzare il sito, garantendo così che la storia di Tharros continui a essere raccontata e apprezzata dalle future generazioni.

Cosa vedere nell’area archeologica

L’area archeologica di Tharros offre una varietà di siti affascinanti da esplorare, ognuno dei quali racconta una parte della sua ricca storia. Tra le principali attrazioni ci sono le imponenti colonne dei templi, che svettano verso il cielo e offrono una vista spettacolare sul mare. Un piccolo spoiler: si tratta di una ricostruzione effettuata negli anni ’60 del secolo scorso, e ammetto che anche io sono rimasta un po’ delusa.

È caratteristico e di grande avanzamento ingegneristico per l’epoca la presenza di un impianto fognario coperto. Le necropoli testimoniano le pratiche funerarie degli antichi abitanti e i resti di abitazioni e edifici pubblici, come le terme romane, rivelano il livello di benessere della città. Ho scoperto una cosa a cui non avevo mai pensato: non essendo un luogo termale come, ad esempio, Roma, l’acqua delle terme era semplicemente scaldata all’interno di grandi fornaci. Ecco perché vi consiglio fortemente di effettuare il tour con una guida, per scoprire tante particolarità che da soli difficilmente potreste conoscere.

Un altro luogo di grande interesse è il centro nuragico di Su Murru Mannu, situato nelle vicinanze. Questo complesso, risalente all’età del bronzo, offre un’opportunità unica per approfondire la storia della Sardegna prima della fondazione di Tharros. Qui potrete ammirare le tipiche torri nuragiche e i resti di antiche strutture che parlano di una civiltà sofisticata e ben organizzata. La visita a Su Murru Mannu arricchisce l’esperienza a Tharros, permettendo di comprendere meglio le diverse fasi storiche e culturali della regione.

Inoltre, seguendo i sentieri ben segnalati all’interno dell’area, avrete l’opportunità di immergervi nella bellezza naturale del paesaggio circostante, con panorami mozzafiato sul Golfo di Oristano e sul mare cristallino, soprattutto salendo sulla torre spagnola di San Giovanni. Ogni angolo di Tharros racconta una storia, rendendo la visita un’esperienza indimenticabile.

Sito archeologico di Tharros, Sardegna
 

Come visitarla e i biglietti

Come vi dicevo in precedenza, la visita guidata è la scelta migliore per scoprire appieno la storia di questo luogo e non solo. La nostra guida è riuscita a farci conoscere tanti aspetti riguardanti Tharros, ma soprattutto il periodo storico di riferimento, ricollegandoci a Roma e all’intero impero romano. Ci ha svelato particolari a cui da soli non avremmo fatto caso. Per esempio, osservando attentamente la grande strada principale, il Cardo Massimo, potrete ancora vedere i segni dei carri lasciati sulle grandi lastre di basalto. Dopo la visita guidata, potrete proseguire in autonomia per esplorare l’intero vasto sito archeologico, scoprendo la parte delle necropoli, la torre spagnola di San Giovanni e, se avete tempo, percorrere l’intera penisola fino a raggiungere il Faro di Capo San Marco.

Il sito è aperto tutti i giorni dalle 09:00 alle 20:00 nel periodo estivo e dalle 09:00 alle 17:00 in quello invernale. Controllate gli orari sul sito ufficiale. Il biglietto d’ingresso al solo sito archeologico è di 9,00€, mentre l’ingresso al sito archeologico più la torre spagnola costa 11,00€. La visita guidata è gratuita e si svolge circa ogni ora, un ottimo motivo per non perderla. Se volete completare la vostra conoscenza della storia di questa città, vi consiglio di aggiungere una visita al Museo Civico Giovanni Marongiu a Cabras, che è molto vicino. Inoltre, non perdete l’occasione di visitare la Chiesa di San Giovanni di Sinis e il Villaggio di San Salvatore, dove troverete l’Ipogeo e la chiesa di San Salvatore. Se volete sapere di più anche sulle spiagge della zona potete leggere il nostro articolo sulle spiagge della provincia di Oristano.

Se invece desiderate vivere un’esperienza insolita, potete salire a bordo del Trenino di Tharros, partendo dalla Chiesa di San Giovanni di Sinis.

Dove si trova l’antica città di Tharros

Questa antica città è facilmente accessibile, sia in auto che con mezzi pubblici. Se viaggiate in auto, potete percorrere la SS131 da Cagliari in direzione di Oristano, seguendo poi le indicazioni per Cabras e proseguendo verso la penisola del Sinis. Da Oristano, la SS292 vi condurrà direttamente al sito archeologico. In alternativa, ci sono autobus che collegano Cagliari a Oristano, con un successivo servizio per Cabras. Per chi preferisce esplorare in bicicletta, la zona offre percorsi panoramici che permettono di godere della bellezza del paesaggio circostante. Una volta arrivati, troverete un centro visitatori dove potrete acquistare i biglietti per l’ingresso all’area archeologica e ricevere informazioni utili per la vostra visita. I parcheggi sono a pagamento e questo rappresenta un piccolo inconveniente, considerando i costi elevati, ma ne vale davvero la pena.

Inoltre, una volta qui, non perdete l’occasione di fare un tuffo nella bellissima spiaggia di San Giovanni di Sinis, che offre anche un’area dog beach, o nella spiaggia di Capo San Marco.

Visitare questo luogo mi rende sempre felice e mi riporta alla mia infanzia. Oggi, mi fa capire quanto la storia di alcuni luoghi sia destinata a vivere per sempre, nonostante alti e bassi. Se vi sembrerà che di questa antica città sia rimasto poco, in realtà c’è davvero tanto da scoprire e imparare. E se vi siederete accanto alla torre spagnola, magari durante il tramonto, con i capelli mossi dal vento e la brezza del mare, avrete la possibilità di vedere i delfini saltare tra le onde, festeggiando ancora le antiche glorie di Tharros. Sì, lo so, sono una romanticona, ma fidatevi, mi darete ragione quando anche voi vi troverete di fronte a questa meraviglia. E voglio sapere quanti delfini siete riusciti a contare!

Vi aspettiamo come sempre sui nostri social per non perdervi le prossime avventure.

Isola di Mal di Ventre: come organizzare la tua escursione

Per anni ho osservato l’isola di Mal di Ventre dalle varie spiagge del Campidano di Oristano, chiedendomi come poterci arrivare. Da bambina, mi sembrava quasi l’isola che non c’è. A volte, a causa della foschia, spariva per poi riapparire quando il cielo limpido la mostrava in lontananza. Ci sono voluti ben 30 anni per scoprire finalmente come raggiungerla e cosa vedere su questa piccola isola della penisola del Sinis.

la mia isola meravigliosa, Sardegna

Tuffandomi nelle sue acque, ho scoperto un tesoro fatto di specie marine protette, che qui possono nuotare libere grazie alla speciale tutela che mantiene intatto questo paradiso. È un luogo che, nel corso della storia, ha visto insediamenti nuragici, romani e persino incursioni di pirati. Oggi è un’oasi di pace disabitata, dove è possibile entrare in contatto con la natura e il mare. Tra i suoi pochi abitanti ci sono i simpatici coniglietti portati qui il secolo scorso dai pastori. Se vi muovete nell’entroterra in silenzio non sarà difficile vederli correre felici sull’isola. Insomma un luogo dove, per qualche ora, potrete davvero sentirvi su un’isola deserta. Scopriamo insieme come arrivare e come organizzare la vostra escursione sull’isola di Mal di Ventre.

Dove si trova

L’isola di Mal di Ventre si trova sulla costa centro-occidentale della Sardegna, di fronte alla Penisola del Sinis. Il punto più vicino alla terraferma è Capo Mannu, situato a circa 8 km (4,5 miglia marine). L’isola è inclusa nell’area marina protetta della Penisola del Sinis. Si estende per circa 85 ettari, ha un perimetro totale di 6 km, è lunga 2,5 chilometri e larga un chilometro. Nel suo punto più alto, non supera i 20 metri di altitudine. È quindi possibile visitarla interamente in meno di una giornata.

Tuttavia, scoprirete che tra tuffi, snorkeling nelle sue acque cristalline e passeggiate tra i resti di nuraghi, il tempo dell’escursione potrebbe non essere sufficiente per apprezzare appieno tutto ciò che l’isola ha da offrire. L’isola può essere suddivisa in due versanti: quello orientale e quello occidentale. Sul lato orientale, che affaccia sulla costa della Sardegna, si trovano alcune calette, come Cala Salina e Cala Nuraghe, che offrono un tranquillo approdo e un ambiente riparato dal vento.

Nel versante occidentale, il paesaggio cambia notevolmente: il mare si scaglia violentemente contro la costa rocciosa, rendendo impossibile avvicinarsi all’acqua. Inoltre, in quest’area si trovano alcune delle zone totalmente protette, inaccessibili ai visitatori. Quest’intera area fa parte della zona A, con divieto assoluto di balneazione. Sovrastando il tutto, un faro domina l’isola, eretto sulla sua altura.

La sua storie e il suo nome: Malu Entu

Il nome “Isola di Mal di Ventre” evoca immediatamente l’idea di un gran mal di pancia. In realtà, nulla di tutto ciò si nasconde dietro il suo nome originale: Malu Entu, che significa “isola del vento cattivo”. Sembra quindi che il nome “Mal di Ventre” sia nato da un errore di traduzione.

Tuttavia, le teorie e le leggende su questo nome sono diverse. Una delle meno accreditate suggerisce addirittura che l’isola prenda il nome da un malessere che colpì una principessa in visita nel 1200. Altre teorie fanno riferimento al ventre delle navi, spesso colpito dai bassifondi marini, causando danni così gravi che intorno all’isola si trovano ben tre relitti. Uno di questi è una nave spagnola che trasportava lingotti di piombo e che si arenò tra il 90 e l’89 a.C. C’è anche il relitto della Joyce, affondata nel 1973 con il suo carico di sanitari. Insomma, da queste vicende possiamo capire perché il nome di quest’isola sia legato a qualcosa di negativo, sia esso il vento cattivo o i pericolosi fondali che colpivano il ventre delle navi.

L’isola, insieme al vicino scoglio Catalano, fa parte di un complesso granitico, e lo si capisce subito osservando la sabbia delle sue spiagge a ovest, composta da piccoli frammenti di granito provenienti dalle grandi lastre che circondano l’isola. Non a caso, le spiagge lungo la terraferma, come Mari Ermi e Is Arutas, sono caratterizzate da una sabbia formata da piccoli chicchi di quarzo. I frammenti di granito, trasportati dal mare e corrosi, sono giunti su queste coste, arricchendo queste spiagge uniche.

Le spiagge dell’isola di Mal di Ventre

Come citato precedentemente, le spiagge dove è possibile approdare, rilassarsi facendo snorkeling o leggendo un libro, si trovano lungo il versante orientale dell’isola. Arrivando in gommone, le vedrete comparire una dopo l’altra. Il vostro capitano ve le mostrerà una per una, raccontandovi la loro storia, ma se volete arrivare preparati, leggete qui.

Dritto davanti a voi, dove vi immergerete appena scesi dal gommone, si trova Cala Salina. Questa caletta è perfetta per ammirare subito la bellezza di queste acque.

Se però volete scoprire anche la storia dell’isola, dirigetevi verso ovest fino a Cala Pastori, chiamata così per i resti delle case dei pastori che fino agli anni ’60 hanno abitato questa terra. Durante i periodi invernali, qui veniva portato il bestiame a pascolare, controllato da circa due uomini che vivevano sull’isola e gestivano il gregge. Non si tratta dell’unico insediamento umano che troverete: poco più avanti, infatti, vi aspetta Cala Nuraghe, chiamata così per i resti del nuraghe che vi si trovano. Questi resti testimoniano l’importanza storica di quest’isola.

Proseguendo, incontrerete Cala Scirocco e Cala Valdaru. Questa zona è interamente classificata come zona C, quindi potete tranquillamente praticare snorkeling, ricordandovi sempre di rispettare la natura e le specie che la abitano. I fondali qui sono ricchi e colorati. Il divieto di pesca e la protezione dell’area preservano le molte specie di pesci che dovrebbero vivere in queste acque. Ho avuto la fortuna di incontrare un polpo e di vedere molte stelle marine rosse. C’è chi dice che, in giornate particolari, si possano avvistare anche i delfini.

Come raggiungere l’isola di Mal di Ventre

L’unico modo per raggiungere l’isola di Mal di Ventre è via mare, utilizzando un’imbarcazione. Potete noleggiare un gommone, se siete pratici, presso la spiaggia di Putzu Idu, oppure affidarvi, come abbiamo fatto noi, a un ente preparato e autorizzato al trasporto sull’isola. Noi ci siamo affidati a Sea Next, che parte direttamente dalla spiaggia di Mare Ermi.

Gli orari e i giorni delle escursioni variano in base alle condizioni climatiche, e riceverete sempre conferma la mattina presto. I gommoni trasportano circa 12-15 persone, e il tempo di viaggio dalla costa all’isola è di circa 15 minuti, più una sosta durante la quale il vostro skipper vi mostrerà le spiagge accessibili e vi racconterà un po’ di storia e regole del luogo. Il costo dell’escursione è di 25€ adulti, 15€ fino agli 8 anni e gratuito per i bambini fino ai 2 anni. Potete prenotare in loco se siete in zona o chiamare e prenotare, se riuscite, giorni prima.

Portate con voi tutto l’occorrente per trascorrere la giornata: crema solare, ombrellone, tanta acqua e cibo. Le spiagge sono completamente selvagge, quindi ricordate di portare anche una bustina per raccogliere tutti i vostri rifiuti. Ci tengo a informarvi che su tutta l’isola vige il divieto di fumare. Tuttavia, ho raccolto una busta di spazzatura, tra cui molte cicche di sigarette, che ho riportato a riva.

tramonto in gommone in Sardegna

Noi abbiamo scelto di visitare l’isola di Mal di Ventre partendo alle 14:30 e rientrando alle 19:30. Posso dirvi che non avremmo potuto fare scelta migliore: ci siamo goduti un fantastico pomeriggio e uno spettacolare tramonto durante il rientro. Il modo perfetto per salutare questa piccola isola incantata.

Vi aspettiamo sui nostri social per raccontarvi questa esperienza con video e foto, e vi invitiamo a seguirci per non perdervi le prossime avventure. Speriamo di ricevere presto il vostro feedback su questa meravigliosa avventura in terra sarda.

Campidano di Oristano: un tuffo in Sardegna!

Nelle mie vene scorre sangue sardo. Per metà sardo e per un quarto abruzzese. La Sardegna è stata da sempre lo sfondo delle mie foto da piccina. Delle vacanze estive e delle feste dai nonni. Tutte le estati per 21 estati ho nuotato nelle acque cristalline del suo mare.

Poi purtroppo si cresce. Il lavoro, nuove persone nella nostra vita, la voglia di conoscere il resto del mondo e i pochi giorni liberi mi hanno allontanata per ben 12 anni dalla terra delle mie origini. Quest’anno dopo aver deciso di approfittare di qualsiasi occasione buona per vivere il tempo non vissuto in questi ultimi due anni, finalmente, di nuovo in Sardegna!

Rimanendo fedele ai luoghi della mia infanzia il nostro viaggio in terra sarda sarà concentrato nella regione del Campidano di Oristano. Quindi ci troviamo nel centro ovest della Sardegna.

Tharros, la vista su tutta la penisola del Sinis
Thorres, la vista dalla torre di San Giovanni.

Sono riuscita dopo anni a portare Riccardo nel paese della mia famiglia: Uras. Gli ho mostrato alcune delle spiagge più belle che io abbia mai visto e l’ho sorpreso con un tramonto mozzafiato dal vecchio faro di Capo Mannu. Insomma un tuffo nei luoghi del mio cuore.

L’avventura inizia un sabato pomeriggio e come al nostro solito corriamo per non perdere l’aereo! Volo in perfetto orario! Abbiamo volato grazie a una delle tante offerte Ryanair da Roma Ciampino. Arriviamo a Cagliari alle 21.30 e ci avviamo al noleggio auto.

Dobbiamo ammettere che abbiamo trovato una grande organizzazione e una grande scelta nel numero delle agenzie di noleggio. Noleggio auto con RentalCars dall’aeroporto di Cagliari per due giorni: 140€ con protezione completa. Ci viene fatto anche un Upgrade con una Fiat 500 Abarth.

il villaggio di San Salvatore, Tharros
Villaggio Far West di San Salvatore.

Quale auto scegliere per un viaggio in Sardegna?

Sicuramente la più comoda e adatta a tutti i tipi di strade soprattutto tenendo presente che se intendete visitare le regioni meno battute potreste trovarvi a percorrere molte strade non asfaltate. Quindi la nostra auto è stato un regalo purtroppo non utile!

Arrivati circa per mezzanotte a S’archittu, dopo un brindisi con una fresca Ichnusa ci addormentiamo euforici di svegliarci davanti al mare! Abbiamo scelto di soggiornare a l’hotel  Bellavista di S’archittu, frazione di Cuglieri, provincia di Oristano. Qui, nello specifico, non ci troviamo nel Campidano di Oristano, ma appena fuori, nella regione del Montiferru, sempre in provincia di Oristano. Essendo un luogo a me molto caro, ho deciso di parlarvene anche se è fuori dalla regione.

S'archittu, Sardegna nel Campidano di Oristano
L’arco di S’Archittu.

La mattina seguente dopo una bella colazione nel nostro hotel vista mare ci avviamo lungo il sentiero che porta al famoso arco di S’Archittu. Una piccola passeggiata e vi troverete davanti questo arco, lavoro dell’erosione fatto dalle onde su questa scogliera di calcare e una piccola spiaggia dove rilassarsi, farsi una nuotata o se abbastanza coraggiosi tuffarsi dai 15 metri dell’arco. Da qui una piccola tappa a Santa Caterina di Pittinuri a soli 5 minuti di auto puntando a nord. Altro consiglio: tutte le spiagge che vi nomineremo in questo articolo sono spiagge libere e non attrezzate quindi munitevi di un’ombrellone e di tutto il necessario da spiaggia. Scendiamo poi verso sud puntando a Putzu Idu comune di San Vero Milis. 

Si tratta di una lunga spiaggia dalla sabbia bianca e finissima, con un mare cristallino e adatto soprattutto alle famiglie data la poco profondità dell’acqua, quindi scordatevi di fare snorkeling qui. Il lungo mare durante la stagione estiva è area pedonale ma potrete parcheggiare poco prima. Parcheggi a pagamento: si parte da 3€ per 2 ore di sosta. Ma ne vale la pena. Continuiamo il nostro itinerario andando a S’arena Scoada, una spiaggia incastonata tra le scogliere. Purtroppo qui abbiamo trovato tantissima posidonia, una pianta acquatica che viene portata sulla spiaggia dalla corrente e rende impraticabile anche il bagno in acqua. Quindi tiro fuori il mio asso nella manica nonchè la mia spiaggia preferita di questa zona: Sa Mesa Longa!

Spuntino con le Pardulas, dolcetti tipici sardi.

Qui da bambina dovevano tirarmi letteralmente fuori dall’acqua! Questo è il posto perfetto per fare snorkeling. Questa spiaggia ha una sabbia ricca di colori dati dalle minuscole conchiglie e dai resti dei coralli. Rimane sempre riparata dai forti venti grazie a una barriera corallina in arenaria che fa si che il mare sia sempre calmo. State però attenti alla corrente che vi porta al di fuori di questa piscina naturale verso il mare aperto. L’ultima volta ho veramente faticato tanto per tornare a riva e purtroppo in quel punto non c’è presenza di bagnino.

Qui potrete trovare due chioschi e il parcheggio a pagamento per l’intera giornata è di 5€. Dalla spiaggia potrete ammirare le falesie di Capo Mannu e la sua torre. Se avete voglia di camminare da qui potrete arrivare fino al faro di Capo Mannu  e alla torre di Turr’e sa Mora. Noi abbiamo ripreso la macchina due birre e ci siamo gustati il tramonto proprio dal faro. Qui o avete una bella macchina adatta agli sterrati altrimenti lasciatela all’inizio del percorso e avviatevi a piedi.

Tramonti a Capo Mannu, Provincia di Oristano
Tramonti sardi a Capo Mannu, Campidano di Oristano.

L’emozione di rivedere il tramonto da qui è stata tantissima. Che sia la prima volta o la centomillesima sarà sempre uno spettacolo salutare il sole che si tuffa nel mare. Per cena torniamo a S’archittu per gustarci un polpo con le patate in un Food truck sul mare che vi straconsigliamo: 292 Food Truck! Un bicchierino di mirto e buona notte!

La mattina seguente fatto il check out ci fermiamo lungo la strada ad ammirare il paesaggio dalla Torre del pozzo. Proseguiamo lungo la statale direzione Mare Ermi, questa spiaggia dalla sabbia bianca a chicchi di quarzo si trova sulla costa di Cabras. Un tuffo in queste azzurre acque per risalire di nuovo in auto passando per una strada sterrata che ci porterà a Is Arutas.

spiaggia di Is Arutas, Campidano di Oristano
Mare Ermi e i suoi chicchi di riso.

In questa zona del Campidano di Oristano i paesaggi sono selvaggi, incontaminati e non a caso protetti dal WWF. La Spiaggia dei chicchi di riso: così è conosciuta Is Arutas, una spiaggia di chicchi di quarzo colorati dal bianco al rosa al verde. Vari cartelli vi ricorderanno che la sabbia non è un souvenir! Cercate anche di ripulirvi bene prima di tornare in auto! Questa spiaggia è preziosissima e tale deve restare! Anche i fondali regalano bellissimi scenari tra i suoi scogli e i tanti pescetti, da piccola ci ho visto una murena! Decidiamo anche se con poco tempo di andare a Tharros fermandoci poco prima in un posto molto particolare: il villaggio di San Salvatore.

Il Far West sardo, ormai quasi abbandonato, torna a vivere solo nei primi di settembre quando si celebra la corsa degli Scalzi. Questo piccolo borgo medievale deve il suo aspetto e nome al dominio spagnolo. Giusto il tempo di qualche foto e continuiamo fino a giungere al parcheggio di Tharros. 

Si tratta di un’area archeologica la cui nascita risale al VII secolo a.C. Il biglietto per il parco è di 6.50€, noi purtroppo avevamo poco tempo quindi siamo solo saliti su alla torre per ammirare tutta la Penisola del Sinis. Dalla torre di San Giovanni avrete la vista su Tharros e su capo San Marco. Avrete a sinistra il calmo mare del Golfo di Oristano e a destra le forti onde che attirano i surfisti. Increduli abbiamo avuto la grande fortuna di vedere un delfino che faceva da apripista a un’imbarcazione! 

Questo posto vi regalerà una vista quasi completa e fantastica del Campitano di Oristano. Anche qui però ci siamo concessi un tuffo veloce nella sottostante spiaggia di San Giovanni di Sinis che offre dei fondali molto vivi, ci saranno tanti pesciolini a girarvi intorno. Quindi portatevi sempre la maschera. Non servirebbe specificarlo ma la pesca subacquea non è consentita qui così come in tante altre aree.

Qui purtroppo salutiamo il mare per dirigerci a Uras, il paese del mio papà in provincia di Oristano.

murales a Uras, provincia di Oristano
L’abito tradizionale di Oristano in un murales a Uras.

Un saluto agli zii e lasciamo il Campidano di Oristano per arrivare a Cagliari giusto in tempo per gustarci una fantastica cena a base di Culurgiones e Sa Fregula. Due primi piatti della tradizione sarda che abbiamo assaggiato presso il ristorante Antica Cagliari. 

A fine cena non fatevi mancare una Seadas, un grande raviolo fritto ripieno di formaggio servito con miele accompagnato da un bicchierino di mirto o  Filu Ferru.

Questi due giorni sono stati una grande corsa da una spiaggia all’altra sempre con il costume bagnato e ben poco relax ma sono stata contenta di essere riuscita a portare Riccardo in alcuni dei luoghi della mia infanzia in questa terra che mi è mancata davvero tanto. Quando si parla di Sardegna si pensa  sempre ai classici luoghi super chic del nord e alle spiagge da vip ma se volete tuffarvi in acque cristalline, spiagge poco trafficate vi consiglio di fare un pensierino su questa regione. Il Campidano di Oristano offre molto di più di quello che purtroppo vi posso raccontare in questa avventura.

Ma prometto che presto vi farò scoprire molto altro oltre al campidano di Oristano, Ajo!